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venerdì 15 settembre 2017

Quando l'onore incontra il dolore. Storia del Colonnello Carlo Calcagni

Carissimi lettori dal Cuore Alpino, come già ho fatto tempo fa, voglio parlarvi di un amico che stimo e apprezzo oltre misura: il Colonnello Carlo Calcagni, Pilota di elicotteri, Istruttore di volo dell'Aviazione dell'Esercito, oltre che Paracadutista.
Nonostante una malattia altamente invalidante con il 100% di invalidità permanente, questo grande soldato, nel maggio 2016 - come membro del Gruppo Sportivo Paralimpico della Difesa - ha ottenuto tre medaglie d'oro agli Invictus Games di Orlando (Florida - Usa). Lo ha fatto per portare all'Italia lustro, onore e visibilità internazionale. Il Colonnello Calcagni è così; non fa nulla per sé stesso ma fa tutto per gli altri e per la Nazione che ha giurato di servire - sempre ed in ogni condizione di vita.
Carlo si alza ogni mattina dopo esser stato attaccato ad un ventilatore polmonare ed all'ossigeno per tutta la notte; appena in piedi inizia a prendere i primi farmaci e a farsi le prime sette iniezioni di immunoterapia a basso dosaggio che vengono preparate apposta per lui in Inghilterra, nel centro di altissima specializzazione dove lo curano dal 2010.
In ognuna di queste iniezioni sono contenute venticinque sostanze (centosettantacinque in tutto) che gli permettono di stare al mondo e a contatto con le altre persone che, per lui e per tutti i malati di Sensibilità Chimica Multipla (MCS), sono un problema serio, che spesso può mettere a rischio anche la vita. Per di più, oltre a tutto ciò, Calcagni si deve spostare sempre con un'iniezione di adrenalina per riattivare il cuore in caso di blocco cardiaco.
Non può mangiare lattosio, glutine, zucchero e derivati del mais visto che quest'ultimo è altamente ricco di nichel (metallo di cui Calcagni è già saturo).
Dopo la colazione si rimette in piedi e inizia nuovamente le terapie in flebo. Una di queste, la più invasiva, è la plasmaferesi (una specie di dialisi che toglie dal corpo fino a tre di litri di plasma ogni volta). E poi continua "mangiandosi" - nell'arco della giornata - all'incirca 300 compresse, ripartite tra colazione, pranzo e cena.
Capite che praticamente, il nostro Carlo, vive per curarsi ma - per dirla con parole sue - è meglio dire che "si cura per vivere ed aiutare gli altri".
Egli, infatti, con la sua battaglia quotidiana - condivisa a più riprese sui social network - aiuta chi è nel dolore, a vivere bene la propria condizione che - ci tengo a dirlo - non è una colpa ma una realtà da vivere con dignità.
Dopo il pranzo - verso le 14 o le 15 - arriva il momento dell'allenamento pomeridiano in bicicletta - quasi sempre all'interno delle mura di casa - dove il Colonnello Calcagni ha le sue comodità, le sue attrezzature e soprattutto è al sicuro da qualsiasi tipo di imprevisto che purtroppo - per chi è nella sua condizione - è all'ordine del giorno. Subito dopo, nonostante la copiosa sudata, fa la sauna infrarossi che - con la sua azione speciale - penetra direttamente nelle cellule e gli permette di eliminare tutto ciò che è tossico per il suo organismo.
A causa della sua patologia, infatti, il nostro Carlo non riesce più ad espellere le tossine in modo autonomo ma, come si può vedere da ciò che fa, tutto questo non gli impedisce di fare sport e di ottenere risultati più che invidiabili. Questo stile di vita e la sua testimonianza sono un grande insegnamento a non perdere mai la speranza. Come possiamo perdere la speranza noi quando non la perde lui che è un uomo affetto dal morbo di Parkinson e da una grave malattia neurologica, cronica, degenerativa, irreversibile, che nell'ultimo anno è peggiorata drasticamente?
Il Colonnello Calcagni, infatti, quando cammina sente difficoltà, dolore, rallentamento... ma quando sale sulla bicicletta si trasforma e ritrova la sua "normalità" e il suo spirito di sana competizione.
Molte persone diversamente abili lo hanno preso ad esempio e hanno cercato di emularlo nel coraggio, nella costanza e nell'auto disciplina. Valori che - lasciatemelo dire - oggi paiono più utopici che altro.
Il Colonnello Calcagni, nonostante la sua sensibilità chimica multipla e la contaminazione da metalli pesanti subita durante le missioni internazionali di pace, si allena, con costanza, ogni giorno dai 60 ai 90 minuti. Tutto questo lo fa anche con la febbre a 40 perché se si ferma il corpo si irrigidisce, l'addome si gonfia in modo abnorme a causa della ritenzione idrica e lo spirito, di conseguenza, si avvilisce.
Chi è colpito da queste patologie, spesso, si lascia sopraffare dalla malattia e finisce sui giorni in un letto, distrutto dal dolore e dal compatimento del mondo esterno.
Carlo Calcagni, con la sua testimonianza, ci insegna invece che chi si ferma è perduto.
Quando nel 1996 il Ministero della Difesa lo ha inviato come unico pilota elicotterista del primo contingente italiano in Bosnia con l'incarico di pilota esperto in evacuazioni medico sanitarie (Med.Evac.). Per il suo impegno svolto in modo serio e determinato, a Sarajevo, è stato decorato per aver portato - anche in condizioni estreme di rischio - in salvo molte e molte persone.
Dal Colonnello Calcagni ho appreso che quando si parte per salvare una vita umana non si pensa più alla propria incolumità perché è prioritario salvare l'altrui vita. Lui, e tutti i suoi colleghi dell'Aves, di vite ne hanno salvate tante e continuano a salvarne.
Purtroppo, però, facendo ciò, Calcagni ha incontrato le polveri sottili di metalli pesanti - generate dall'uranio impoverito - e le ha incamerate attraverso le vie aeree contaminando il sangue e l'organismo tutto.
Questo gli è valso il Riconoscimento della dipendenza di Causa di Servizio che riconosce in modo tangibile che Carlo Calcagni, Ufficiale dell'Esercito Italiano, si è ammalato a causa del suo valido operato nelle missioni internazionali a cui ha preso parte per obbedienza e senso del dovere.
Carissimi, nello scusarmi per essermi dilungato, voglio dirvi che nella mia vita non ho mai conosciuto un uomo più altruista e generoso del Colonnello Calcagni. La sua vita è un florilegio di buone azioni, compimento del dovere e abnegazione in favore della popolazione civile e della comunità militare di cui egli è stato responsabile. Particolarmente encomiabile, poi, è la sua costante attività a favore di altri militari ammalati o dei familiari di coloro che purtroppo "sono andati avanti". La sua amicizia mi rende fiero ed orgoglioso di essere italiano ma, soprattutto, mi fa credere che - per quanto le cose vadano male - c'è sempre un motivo per sorridere ed essere grati al buon Dio.
Nella speranza di avervi trasmesso le stesse emozioni che ho provato io vi saluto e vi invito a mettere un like alla Pagina Facebook "Carlo Calcagni" per restare aggiornati sulla vita e le iniziative di questo grande Servitore della Patria.
Andrea Elia Rovera
Responsabile della Memoria Storica
del CMCS degli Alpini Giorgio Langella

1 commento:

  1. Onore a questo valoroso,ma di come e in che modo passa le giornate quotidianamente non mi esprimo in quanto è materia troppo delicata e individuale,ognuno di noi ha il diritto di vivere la vita quotidiana a sua piacere in modo diverso,quindi tanti auguri di buon proseguimento al valoroso Carlo Calcagni

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